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“Una generazione pianta gli alberi; un’altra si prende l’ombra."
(Proverbio cinese)

Alzi la mano chi non sa che il maso chiuso tirolese è quel fossile dell'antico diritto germanico che lascia l'azienda agricola al primogenito maschio. Tutti? Bravi, sbagliato in pieno! La storia è molto più lunga e un po' complicata. Non si tratta di un ultimo relitto dell'antico “maggiorasco” medievale, ma – anzi – è l'esatto contrario: almeno fino al 1787 era in auge un vero e proprio “minorasco”, cioè l'appezzamento di terreno che poteva garantire l'autosufficienza famigliare doveva toccare, per legge, al più piccolo dei figli! Nei primi anni dell'Ottocento, ad esempio, Andreas Hofer, il comandante delle rivolte tirolesi contro Bavaresi e Napoleonici, era l'ultimo di una famiglia di sette persone quando, alla morte del padre Josef, toccò a lui in eredità il maso Sandhof con annessa la locanda di San Leonardo in Val Passiria da cui ebbe inizio la sua gloriosa epopea che finì tragicamente davanti al plotone di esecuzione di Mantova nel 1810. La filosofia di questo antico istituto giuridico non sta nello stabilire a priori chi sia il destinatario del maso (ormai può tranquillamente essere anche una figlia femmina), quanto invece garantire l'integrità, in termini di funzionalità ed autosufficienza, dell'azienda di famiglia. Una lezione di saggezza non sempre applicabile, certo, – e tanto più in aree geografiche e culturali diverse –, ma che può raccontare sempre qualcosa di utile a quelle famiglie in cui padri o fratelli si dissanguano o, peggio, dissanguano i conti aziendali, per liquidare gli uni o gli altri, ma finendo per comandare uno scatolone vuoto, ormai in mano alle banche. Oppure famiglie i cui componenti spezzano organismi, nati e cresciuti organicamente e perfettamente funzionanti, in tanti rami d'azienda quanti sono i figli da sistemare, minando alla base la tenuta del sistema. Meglio respirare un'altra aria, magari dolomitica.

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